A Vida Portuguesa
Al mio sbarco in aeroporto nell’ora del tramonto (questo lo ricorderò sempre) mi accoglie una luce bellissima, rara e profonda. Tersa come il cielo che avremmo poi ammirato nei giorni trascorsi a Lisboa.
Un cielo che sa di verità, perché ha la consistenza dell’esserci.
La vacanza inizia la mattina presto quando mi metto in cammino sopra un tappeto di mosaico di pietra bianco – nero e lucido che si imposta sulla prospettiva dell’Arco Triunfal. Lo supero ed ecco che si spalanca davanti agli occhi l’immensa Praça do Comércio, che sembra affacciata sul nulla. Anzi affaccia sull’immensa foce del Tago, il Tejo, la porta sull’Atlantico e davvero riesco a capire come qui finiva il mondo conosciuto, mentre al di là, c’è l’ignoto, proprio quello che spinse tanti navigatori a condurre imprese memorabili.
Tutto a Lisbona trasmette quella sensazione di “rimpianto, di mancanza, e al tempo stesso desiderio di raggiungere l’inaccessibile, malinconico bisogno di utopia che è poi l’orizzonte stesso, un sentimento che i trovatori medievali chiamarono saudade e da allora in nessuna lingua si è trovato un termine appropriato per tradurlo.” (P. Cacucci)
E’ quello che avverto e che mi accompagna per tutto il viaggio; anche quando cammino a piedi per l’Alfama, per conoscere Lisbona, orgogliosa dei suoi molteplici “centri storici”, dei suoi tram, come il 28 – mezzi che risalgono agli anni Trenta – che dimostrano di aver resistito alla modernità: così piccoli, gialli, resistenti e soprattutto ecologici.
Me ne sto seduta proprio sul tram 28, a volte penso che il mezzo si possa fermare da un momento all’altro per quanto sono ripide e strette certe vie. Ma ce la fa… proprio mentre raggiungiamo la zona letteraria del Chiado e costeggiamo Barrio Alto. Fuori dal Café da Brasileira c’è Fernando Pessoa seduto a un tavolino. Ma che dico?! E’ la sua statua in bronzo, che sembra confondersi tra i clienti seduti a consumare una pastel de nata.
Scendo dal 28 e decido di incamminarmi verso il Tago: è una giornata di vento e penso che sarà bello passeggiare lungo la sua riva fino verso il ponte rosso.
La sera, dalle taverne esce il suono del Fado ed intravedo pareti di azulejos, le stesse che adornano le facciate delle case: colore e tanta personalità.
Mi sforzo di pensare ad una città simile e a collegamenti con altre già visitate. Fatico a trovarne e convengo che Lisbona è unica.
Già so che rientrando in Italia un sentimento di saudade mi accompagnerà ancora per qualche tempo…
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Aeroporto di Lisbona
Arco Triunfal
Parete di azulejos
Praça do Comércio. Sullo sfondo il Tago
Il tram 28
La cattedrale Igreja de Santa Maria Maior.
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